Perché una pagina dedicata al siluro? Fino a qualche anno fà, in un sito che tratta prevalentemente di pesca nel centro Italia, non aveva senso tutto questo. Ma ora le cose sono cambiate anche per noi. In questa distinzione, divido l’Italia del nord dall’Italia centrale, dove questo esemplare sta facendo vedere la sua presenza sempre più. Infatti non è più così raro, trovarsi a combattere con un siluro nel Tevere, al Salto, a Corbara. Firenze con il suo Arno ormai è la preda più comune. Nella disputa siluro si, siluro no, mi dichiaro subito, sono totalmente contrario al Siluro. Mi spiego, lo considero il male di tanti corsi d’acqua Italiani, tipo Po, Arno, Mincio, Adige, Adda, e tanti altri, dove spesso e volentieri, si scarica la colpa al solito inquinamento per giustificare la mancanza di nuova riproduzione di altre specie ittiche, per carità, non dico che l’inquinamento non c’entri, ma è troppo causale la comparsa di questo pesce con la fulminea carenza di altro pesce nella stessa zona. Faccio alcuni esempi di posti che conosco, non essendo esperto dei fiumi del nord, dove il fenomeno siluro ormai è divenuto normalità. Il Salto era la patria delle alborelle, insieme al Turano, mentre ora, dopo l’avvenuta cattura di specie di siluro, sono sparite. Arno Fiorentino, voleva dire tantissimi carassi, carpe e cavedani, mentre ora questi pesci sono spariti a discapito di una popolazione di siluri incredibile. E poi, Polverina, Scandarello, Piediluco, La colpa di tutto questo è dovuta ad ignoranza che, nei periodi tra il 50 e il 60, dilagava nel mondo della pesca e quindi dei ripopolamenti, dove spesso veniva scambiato per un pesce gatto. La sua collocazione in alto della catena alimentare, praticamente non ha nemici, ha fatto si che la sua diffusione sia stata rapidissima, infatti il siluro è una specie di aspirapolvere, mangia di tutto ed in grande quantità. A me è capitato di pescarne uno nel Tevere, zona Ponzano Romano, alle porte di Roma, ma ci sono stati casi di catture anche in città ed alla foce. Devo dire che non sono stato molto etico in quel caso, non applicando il mio solito “catch and release”. Tremo al solo pensiero di trasformare il mio caro Tevere, come l’attuale Po, dove si pesca soltanto con palloncini come segnalatori e carassi da un kilo come esche. A parte il lato puramente tecnico di pesca, questo è un dettaglio, ma credo che la fauna ittica ne risenti pesantemente, dove già un ecosistema è appesantito dalle presenze di Gardons, Breme, Barbi europei. Allora qualcuno si sentirà in dovere di dire: Quest’ultimi citati  non sono alloctoni come lo è il siluro? Questo è vero, ma non mi sembra che siano dei predatori da 100 kg. Mi sembra che la cosa sia differente. O no? Non dico che se i siluri sparissero, torneranno nei nostri corsi d’acqua le roelle o i barbi canini, ma sicuramente il siluro contribuirà ad una estinzione definitiva. Il mio caro fiume, il Tevere, ogni tanto mi regala una piacevole sorpresa di qualche pesce di altri tempi, ma questa cosa la vedo seriamente minacciata. Spero che questo argomento possa aprire una discussione, soprattutto da parte di chi il siluro lo difende e ne consiglia la semina. Vado a comprare dei palloncini come segnalatore e dei carassi da innescare? Speriamo di no.

Bernardini Fernando















Risposta di Mirko (Gruppo Siluro Emilia)

Ho letto il tuo esposto relativo al siluro, e volevo mettere subito in chiaro una cosa: il Gruppo Siluro Italia difende il siluro e l'ambiente, diffonde la pesca del siluro, ma non diffonde il siluro..c'è una bella differenza.

Tutti noi siamo ben consapevoli che un ambiente privo di alloctoni deve restare tale, senza alcuna immissione di altre specie.

Dove invece un pesce alloctono è già presente, è pressochè impossibile limitarne la presenza o estirparlo definitivamente, e le leggi presenti ai giorni d'oggi sono la conferma di come questa sia un provvedimento sbagliato quanto inutile, ed è quindi insensato obbligare un pescatore a non reimmettere in acqua un pesce alloctono, considerando che se uno non se lo vuole mangiare non ha alcuna possibilità di adempiere alla legge (i famosi bacini di stoccaggio inesistenti), ma al contrario, qualunque azione faccia è passabile di multa.

Alcune note scientifiche sul siluro: è vero che raggiunge lunghezze prossime ai 2,60 per un centinaio di kilogrammi, mentre è ormai giunta l'ora di sfatare definitivamente la leggenda che un siluro è un'aspirapolvere che divora cani e anatre. Un siluro adulto (diciamo sui 50 kili) è sazio con appena il 2-3% del suo peso corporeo, e nonostante l'ampia bocca, sono solo 7 i cm di apertura della gola (chiamamola così, sebbene sia una valvola). Non ha denti in grado di strappare o tagliare, solo due placche mandibolari con tanti piccoli denti alti pochi mm..niente a che vedere con un luccio per esempio. Consideriamo inoltre che più la temperatura è bassa, più tempo impiegherà a digerire (minimo 24 ore per temperature dell'acqua superiori ai 25°C), consideriamo i tempi di letargo e di frega, durante i quali non caccia, ed aggiungiamo le settimane di tempo che possono passare tra una cacciata e l'altra in attesa delle condizioni ideali. Difficilmente poi un siluro è in grado di distinguere un pesce autoctono da uno alloctono da predare..questo per dire che la scomparsa delle sole specie autoctone non può essere collegata alla presenza del siluro.

Queste sono informazioni frutto di diversi studi eseguiti da studiosi europei ed italiani, tra cui anche tesi di laurea universitarie, riscontrabili sul fiume da chiunque pesca costantemente i siluri. E poi siamo sicuri che un siluro che mangia 2-3% ogni tot giorni di cibo (crostacei, pesci, materiale organico), sia peggio di un branco di milioni di breme, carassi, gardon, scardole, barbi spagnoli, che ogni giorno si cibano delle uova degli altri pesci (tra cui quelle del siluro) o tolgono nutrimento alle specie autoctone?o di predatori come l'aspio e il perca?

Le dimensioni che può raggiungere il siluro sono dovute al suo genoma..è destinato a crescere, indipendentemente da quanto mangia..

Il fatto che siluro non significa deserto sono proprio i fiumi del nord dove oramai vi è da 50 anni..Po e affluenti, canali di bonifica..prendi i siluri, ma fai anche presto a fare dei kili di barbi spagnoli, di breme, di carassi, carpe, di aspi e perca..o sbaglio?E come mai queste specie ci sono ed in quantità?non di certo perchè non piacciono al siluro..la verità è che le acque sono mutate, e con esse anche i suoi abitanti..e le leggi dovranno mutare a dovere.


In Arno comunque siamo giunti alla terza generazione di siluri, quindi bene o male saranno una ventina d'anni che sono presenti..tuttavia di alborelle, cavedani e carpe ancora ne sento fare..

A presto!

Mirko



Risposta di Graziano Giambastiani (Direttore Editoriale “Tutto Carpa e Siluro)

Caro signor Fernando

finalmente qualcuno disposto a confrontarsi su un tema importante come quello dell’alloctonia in Italia. Mi presento sono Graziano Giambastiani Direttore Editoriale della rivista Tutto Carpa e Siluro. La nostra rivista tratta da molti anni le varie tecniche di pesca a questo grande predatore dai piccoli occhi e dai lunghi baffi. Ma in questi anni non ci siamo limitati soltanto a pubblicare le foto di questi “mostri” come qualcuno li considera, ma abbiamo affrontato più volte le problematiche legate alla convivenza di questo pesce con le altre specie. A prescindere da questo, le faccio una domanda ricollegandomi a quello che lei scrive sul suo sito, ma riferendomi a circostanze completamente diverse.

Secondo lei nel nostro Paese la situazione attuale per quanto riguarda l’illegalità e paragonabile a quella di  10 anni fa? In questo paese entrano tutti i giorni centinaia di clandestini, e molti di loro sono tenuti sotto controllo, mentre una parte non ben precisata sfugge ai controlli e crea, come si può constatare tutti i giorni, problemi alle specie indigene. Le dico questo perché possiamo considerare il siluro come un clandestino delle nostre acque che, se tenuto sotto controllo non crea problemi, ma se sfugge al controllo può creare gravi disagi. Quando lei dice che ha rinunciato al no kill perché preso “da un momento di patriottismo ittico” crede di aver risolto il problema?  Pensa che per risolvere il problema dell’ingresso dei clandestini in questo paese sia giusto ammazzali tutti. Io credo che lei non voglia questo anzi, credo che lei sia una persona molto preparata ed è per questo motivo che le allego anche un file di un nostro grande esperto di siluro, una persona che in questo momento riveste un importante incarico nel mondo della pesca sportiva. Legga quanto scrive Gianluca Milillo e poi mi faccia sapere, forse la prossima volta eviterà di uccidere un pesce che per sua sfortuna è nato bruttino.

A presto.

Graziano Giambastiani


Risposta di Gianluca Milillo

Delle volte preferiamo dare la colpa dei nostri mali ambientali ad un pesce, a un animale o al destino piuttosto che al vero responsabile: l’uomo.

Parlare male del Siluro, del cormorano, delle nutrie spesso serve solo a deresponsabilizzarci come “specie dominante”, e non a individuare soluzioni ai mali che oggi i nostri ecosistemi acquatici vivono. L’alloctonia, che ci piaccia o no, è una realtà che ha creato l’uomo, e oggi la domanda non è più “Siluro si? Siluro no?; oggi la domanda dovrebbe essere “Siluro come?”.

Come gestire un predatore alloctono?

Innanzi tutto molte leggende vanno smentite, ignoranza e immaginazione lo dipingono come un divoratore insaziabile, mentre gli studi condotti sul Ticino, nelle Torbiere del Sebino, dall’Università di Firenze sull’Arno e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, dimostrano che mangia una quantità di cibo pari al 2-6% del suo peso corporeo, e che lo metabolizza a seconda della temperatura in 48-76 ore.

Quindi, paradossalmente, in proporzione, mangia meno di un predatore “nostrano”; qualcuno potrà obbiettare che la taglia media del siluro trasformi in “molto cibo” il 2-6% citato, ma conti alla mano risulta in ogni caso drasticamente ridimensionata la sua potenziale pericolosità.

Come comportarci oggi quindi con il siluro in modo da essere pescatori responsabili? Seguendo ciò che fanno gli amici del Gruppo Siluro Italia: impedirne la diffusione dove non c’è, e dove c’è convogliarlo in una dimensione sportiva.

Non dimentichiamo che tutti i tentativi di “estirpazione” della specie (es. la DR 1574/93/96 dell’Emilia Romagna e simili) si sono rivelate più dannose del siluro ripercuotendosi sull’intero ambiente, quindi dove (oramai) è divenuto una percentuale importante della biomassa, i tentativi di contenimento sono, oltre che inutili, anche dannosi.

Vi cito l’esempio dello studio degli anni settanta del Prof. Tixier in Francia, dove dimostrò che le colonie di siluro si sviluppano secondo un grafico detto a “J”: la colonia arriva nel nuovo ambiente, si stabilizza, e cresce esponenzialmente fino a quando le risorse ambientali lo consentono, poi si stabilizza, disegnando un grafico simile, appunto, ad una J.

Ora, eliminando gli esemplari adulti (gli unici che compiono l’auto predazione della specie), analizzando il grafico di riferimento, si lascia spazio vitale alla colonia giovane che aumenta di numero e taglia.

Giocare a fare Dio, cercando soluzioni cruente di sterminio ittico o uccidere due tre pesci che si “impiccano” al nostro amo è inutile.

Impediamo la diffusione di alloctoni controllando la qualità del materiale ittico dei ripopolamenti, educhiamo a far rispettare la fauna locale, segnaliamo e denunciamo i fenomeni inquinanti o di bracconaggio, tutto, ma non creiamo il “caso siluro”, perché tra tutti i mali delle acque non è quella la priorità, è solo una scusa, un pretesto per sorvolare su mali peggiori.

Gianluca Milillo


Considerazione di Gian Domenico Bocchi

Oggi va di moda dire che tutto è epocale. Se però si parla di acque interne e di vita ittica, c’è davvero qualcosa di unico nella lunga historia della vita nel mondo delle acque. Si tratta di una vera e propria svolta che coinvolge non soltanto i nostri poveri pinnuti delle acque interne, ma anche tutti i pescatori. E, fin qui, non ci sarebbe niente di straordinario.

Quando, invece, iniziano ad interessarsi al tutto anche gli ittiologi, i biologi, gli ambientalisti, il WWF, i Verdi, Greenpeace, le Associazioni che hanno a cuore la tutela del mondo delle acque e via via tanti altri, anche ben al di fuori del mondo della pesca, vuol dire che si è veramente giunti ad una svolta. Si tratta, in parole povere, di un sovvertimento totale della nostra classica fauna ittica nazionale, comprese varie specie “straniere” ormai con tanto di … cittadinanza italiana. Queste ultime, se non altro, erano state immesse con tanto di approvazione dei Comitati Scientifici dopo attente valutazioni. Parlando solo di quelle introdotte tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, si tratta di trote iridee e salmerini, di coregoni e persici trota, di alcune altre che, nel corso dello scorso secolo sono state accettate senza problemi e senza guai. Poi …

Poi, dalla metà degli anni ‘ottanta in avanti, sono iniziati i guai, guai dovuti all’introduzione selvaggia ed incontrollata di tante specie straniere. Il tutto è stato condotto fregandosene bellamente delle eventuali autorizzazioni e del parere di ittiologi, biologi e studiosi vari, ma soltanto per non meglio definiti interessi di “pesca sportiva” e relativi affari economico-turistici.

Ci si è dimenticati, tra l’altro, che le acque erano e dovevano rimanere un bene di tutti i cittadini e non soltanto di chi ha semplicemente la “licenza” di pescarvi dentro.

La vita nelle acque, intanto, aveva subito durissimi colpi in molte zone  per tutta quella serie di cause già nominate cento volte e periodicamente ricordate a brevi intervalli e cioè inquinamenti di vario tipo, alterazioni dei corsi con prelievi di sabbia o ghiaia, costruzione di sbarramenti, rettificazione delle sponde, eliminazione delle zone umide, eccetera. Buon ultimo, ma non certo come importanza, l’inquinamento della nostra fauna ittica “da pesci stranieri”.

Ed eccoci al risvolto cosiddetto epocale.

Più che non il mutamento di fauna ittica, è veramente risultato epocale il mare di chiacchiere, di discussioni e di prese di posizione che sono nate  e il fatto che si sia andati avanti su questa strada per interi lustri, rifiutandosi di prendere in considerazione i reali punti fondamentali. Si è continuato così, senza tenere in evidenza alcuni dati di fatto, semplicissimi da comprendere, ma ostinatamente rifiutati o mascherati in  mille modi a seconda dei casi.

Ed è venuto alla ribalta il “caso siluro” e cioè quello di un pinnuto che:

1) è un predatore anomalo per le nostre acque, dato che raggiunge una taglia esagerata per i nostri corsi ( forse arriverà a ben più di due quintali, se già non lo ha fatto)

2) non ha ambienti ben definiti come li hanno i nostri predatori naturali, ma vive ovunque, anche nelle piccole e piccolissime acque

3)  anche volendo considerare la sua voracità alla pari con quella degli altri predatori consueti, è la biomassa ( o “peso globale” in parole povere) che supera ogni limite di tollerabilità .  

Basta dare una breve occhiata a questi tre punti fondamentali per comprenderne la pericolosità, facendo ricorso alla bibliografia veramente seria, quella scientifica,  per eliminare eventuali dubbi.

Primo punto: di pesci molto grossi, in Italia, c’erano soltanto gli storioni che, però, vivevano unicamente nel Po e  nel primo tratto degli affluenti verso la foce, oppure, in tempi ormai da considerarsi remoti, nei maggiori corsi  (Arno, Tevere, ecc.). Non solo, ma non erano presenti tutto l’anno, ma solo nei periodi di frega. Sarebbe assolutamente falso considerare lo storione come un predatore alla pari del siluro, dato che predatore vero e proprio non lo é per niente: basta osservare la bocca protrattile ed inferiore per comprendere che si nutre unicamente di sostanze organiche, pesci morti o moribondi compresi, che “risucchia” dal fondo. Di predatori giganteschi, insomma, madre natura, da noi non ne ha mai voluti , anche perché non avrebbe avuto senso farli comparire nelle  nostre relativamente “piccole acque”.

Secondo punto: non ha “zone” preferite come tutti i nostri predatori nazionali o nazionalizzati( zone da luccio, zone da black, da persico, eccetera) e lo si incontra anche là in quegli “ambienti” particolari che madre natura aveva destinato ad oasi di riproduzione e ripopolamento , tipo posizioni con acque basse nei fiumi , o nei corsi vari con lame d’acqua, ghiareti e sabbiaie, oppure  nei tantissimi canali e canaletti, rogge, cavi e fontanili compresi, che erano veri e propri vivai di miliardi di avannotti o di piccoli pesci. Il siluro, invece, è ormai entrato in massa anche in tali settori con il risultato di ridurre a zero le future “leve pinnute”. Si può aggiungere, a tale proposito, che è stata raccolta un’ampia documentazione fotografica.

Terzo punto:  in questo caso non sono necessarie spiegazioni particolari, dato che i fatti sono sotto gli occhi di tutti. I siluri non solo sono presenti con un peso globale da dieci a cinquanta volte superiore a quello dei predatori “nostrani” che esistevano in condizioni normali, o, se non altro, prima che sopraggiungesse la triste era degli inquinamenti e delle alterazioni ambientali, ma li si incontra, ormai, anche in quelle acque che non avevano mai ospitato i suddetti “nostrani”. Per poco che mangino i siluri (si fa per dire …) e per quanti digiuni facciano, il danno prodotto alle altre specie è sempre incredibilmente alto.

Si potrebbe affermare, tenendo ben presenti  anche solo questi tre punti essenziali, che ogni ulteriore discussione in proposito è perfettamente inutile, ma trattandosi, come si è detto, di un evento epocale nel mondo ittico, ci sarà poco da sperare.

Altrettanto anomalo ed … epocale, poi,  è lo strano fenomeno della sua”difesa” da parte di una ridottissima percentuale di pescatori su circa un milione di lenzatori, senza contare l’ elevatissimo numero di contrari “non pescatori”, ittiologi, ambientalisti, ecologi, appassionati del mondo delle acque, eccetera, il che porta la sunnominata percentuale a molto meno dell’uno per diecimila!

Perché lo si difende con incredibile accanimento è, naturalisticamente parlando, un mistero, a meno che non si vogliano tirare in ballo motivi economici o “affaristici” in senso lato, nel qual caso addio alla complessa e magica vita nelle acque.

Se la pesca dovesse sopravvivere solo in nome degli affari, del fatturato degli introiti, o indotti, o roba simile, sarebbe una ben triste fine. Per pesci e pescatori …

Gian Domenico Bocchi


Camilla Stefano

Egregio sampei (che bei ricordi di gioventù, quei cartoni animati),

Io vivo in un nido tra i rami del Po, quindi di siluri, me ne intendo parecchio, quindi mi permetto di dirti la mia, che è esperienza diretta di chi pesca da taaaanti anni, anche se negli ultimi, il tempo è davvero pochissimo, al punto che anche quest'anno non so se rinnoverò la licenza ed andrò a pescare.

 

Il siluro è un predatore notturno, che caccia anche di giorno se c'è il torbido, si cattura prevalentemente in certi posti, dove le condizioni di corrente e luce lo invitano a vivere, e ti garantisco che se supera i 10kg è un vero flagello.

 

Ho visto personalmente, un grosso siluro lanciarsi a riva, e ghermire un colombo che beveva sulla sponda del canale che passa in centro alla mia cittadina.

Come me l'hanno visto molte altre persone, attratte dagli strazianti lamenti che il colombo emetteva, mentre il siluro, contorcendosi, rientrava in acqua, complice l'inclinazione della riva.

Avevamo diversi animali acquatici, come papere e cigni, ma vennero decimati da uno di quei mostri famelici, al punto che il Sindaco, permise la pesca con le reti dalle maglie di 15cm, pur di salvare il salvabile.

Fu catturato ed ucciso una belva di 115kg. ed è normale da noi, trovare bestie di peso superiore agli 80kg. al punto che chi pesca tutta l'estate, ne prende e stermina almeno una cinquantina, più tutti gli altri di peso inferiore, che ovviamente non saranno mai più liberati.

 

Che fine fanno?

Semplice, li regaliamo tutti agli Ungheresi, dato che a loro quel pesciaccio dal gusto orribile piace, se li mangino fino all'ultimo.

Tutti i Polesani che come me amano il Grande Padre (il Po), aiutano in ogni modo "gli ungari", dicendo loro dove ne hanno visti, regalandogli tutti i siluri, offrendo loro da bere al bar.

Nulla è troppo, purchè gli eroi del Po continuino a restare in Italia e si portino via belle belve...

Il gruppo siluro italia invece, ne chiede l'allontanamento, probabilmente sono loro a tagliare le reti dei pescatori professionisti autorizzati dalla provincia a decimare i siluri e farne ciò che meglio credono.

Ma stiano pur tranquilli, che a casa nostra comandiamo noi, ed i siluri vengono e verranno sempre sistematicamente sterminati, con ogni mezzo legalmente permesso.

Giusto un paio di settimane fa, hanno trovato e tirato in secca, un siluro femmina gravida, dal peso totale di 104kg.

Ovviamente nessun uovo ha toccato l'acqua, perche noi tutti abbiamo deciso di liberare il Po dallo sterminatore, e lo faremo ad ogni costo, in barba alle sceneggiate del gruppo siluro Italia, alcuni componenti dei quali, sono già stati denunciati.

Gli altri sappiano, che la Provincia e la Polizia Provinciale sono dalla nostra parte, soprattutto dopo che gli abbiamo mostrato di cosa combinano certi "appassionati", hanno garantito maggiori controlli anche notturni con binocoli ad infrarossi ed altre attrzzature.

Non tollereremo nessun disturbo agli ungari, come minimo finche il siluro non sarà scomparso dal Po ed affluenti.

 

Per quanto riguarda le nutrie, quelle bestie sono erbivore, e se non si tengono sotto creano graqvissimo pericolo idrogeologico, dato che per istinto, scavano le tane in profondità dul fianco degli argini, in prossitità dell'acqua.

Inoltre abitualmente non hanno problemi ad entrare nei campi e mangiare i raccolti, soprattutto quando le femmine hanno partorito e devono svezzare i cuccioli, che detto per inciso fanno due calori all'anno, con circa otto cuccioli a botta, considerando che l'anno dopo i cuccioli sono sessualmente maturi, la dimensione del pericolo, in un territorio sotto il livello del mare, è chiarissimo.

Ecco quindi che diversio contadini, in attesa che la Regione decida, sistemano reti sotto il pelo dell'acqua, annegando così intere colonie in poche settimane, cosa che comunque io non condivido.

Preferirei dei selezionatori con attrezzi adatti e nessun limite di taglia età e numero di capi, visto i milioni di euro che dobbiamo spendere in sicurezza idraulica ogni anno.

 

Stefano, che il Po lo rispetta, lo ama, lo teme.

Nome: Silurus Glanis

Provenienza: Europa Orientale

Peso Max: oltre i 100 kg

Alimentazione: Onnivoro

Colore: Marrone/Bianco

Famiglia: Siluridae

Habitat: Fiumi/Laghi

Siluro si, Siluro NO!

Replica clikkando sul pesce!