di Bernardini Fernando da  Pesca In 2010



Conoscere a fondo e in ogni suo aspetto un campo gara non è sicuramente facile e nessuno, come chi frequenta lo stesso posto tutti i mesi dell’anno, e non solo nel periodo agonistico, può scorgere ogni suo particolare. Partendo da questa mia personale considerazione e analisi, decido di farmi una pescata in un tratto di fiume Liri a me molto caro, che attraversa la cittadina di Ceprano in provincia di Frosinone, in compagnia di chi questo fiume lo pratica fin da bambino. Così, per questa mia uscita, prendo contatti con una locale e storica società di pesca agonistica nota come i Leoni, la lenza Frusinate: Riccetti Gianluca, Natalino Sarra, Mirko Capoccia, Cristofanilli Romolo. Oltre a loro, militanti nel campionato di eccellenza centro, ci sono Maurizio Grande, Riccetti Matteo (giovane molto promettente, nonché figlio di Gianluca Riccetti), Castaldi Rocco e Ceccarelli Gianluca, tutti facenti parte di un gruppo molto affiatato e solido.


Come accennato in apertura, il Liri in questa zona somiglia molto al campo gara di Umbertide, sia per il contesto ambientale, sponde, ampiezza, che per la tipologia di pesca e pesci. Una massiccia presenza di smaliziati cavedani, potenti barbi e vivacissime carpe, danno da divertire ai tanti agonisti e non, che frequentano il Liri a Ceprano. Questi ultimi, però, non sono i soli a popolare questo stupendo corso d’acqua, possiamo infatti trovare anche tinche, scardole, carassi, avole, breme e addirittura qualche sporadica trota.


L’appuntamento è al solito bar in paese, dove di norma si effettua il raduno, e davanti ad un caffè si inizia a disquisire sullo stato attuale del campo gara. Parlando con Riccetti Gianluca e Natalino Sarra, profondi conoscitori di queste acque ed esperti agonisti, mi descrivono la pescata fatta la settimana prima proprio qui, in compagnia di un comune amico, Massimo Ardenti. Hanno preso molti cavedani, anche di taglia, pescando a galla e a mezz’acqua, fiondando continuamente poche larve per volta. Oltre ai cavedani, si sono presi anche dei bellissimi barbi canini, che attirati da questa pioggia incessante si sono sgallati andandosi a prendere la loro porzione di cibo altrimenti indiscussa preda dei furbissimi cavedani. Questi racconti pre-pescata, riescono a darti la giusta dose di adrenalina, se mai ce ne fosse bisogno, per iniziare una buona battuta di pesca.


Sceso sulle sponde del fiume, noto subito il bellissimo colore dell’acqua, che si presenta di un verde brillante. Agli occhi sicuramente l’impatto è gradevole, ma sotto un profilo strettamente tecnico, questo ci fa intuire che oggi non sarà facile convincere la fauna ittica a cedere alle nostre insidie. Ho pescato molte volte in questo tratto di Liri, sempre con buoni risultati, impostando spesso la pesca sul fondo con piccoli vela, da 0.30 a 0.75 gr., ed anche questa volta imposto la mia partenza in questo modo. Sul fondo però la mia azione di pesca viene disturbata da avole, piccoli barbi, gobbioni e cavedanelli, costringendomi ad innescare mais. Dopo qualche giro di prova sul fondo, i padroni di casa cambiano punta, provando a fare qualche giro con una lenza molto leggera che lavora sui primi strati d’acqua, ed i risultati si fanno subito vedere. Natalino Sarra inizia le danze, passando la maggior parte del tempo con l’elastico fuori dalla cima. Mi alzo dal paniere per andare a “spiare” la sua lenza ed alla mia domanda su come stesse pescando mi risponde: “amo del 27 serie K di milo, un bigatto infilato nel mezzo, finale dello 0.07 mm, galleggiante 4xniente”. Quest’ultima indicazione mi fa subito capire l’estrema diffidenza dei cavedani, soprattutto quando li vedi girare a mezz’acqua o a galla, in condizioni di fiume pulito. Così con l’ausilio di occhiali polarizzati, mi metto ad osservare il comportamento dei pesci, nella fase di avvicinamento all’esca. Natalino fionda poche larve in acqua, operazione che esegue con precisione. Subito dopo cala la lenza nella nuvola, il bigattino “ripieno” dell’amino scende in modo estremamente naturale, confondendosi perfettamente a quelli naturali. Eppure i cavedani riescono a fare una selezione oculata, andando a scartare il verme per loro pericoloso. Non so come facciano, ma sono in grado! Per fortuna non è sempre così e qualcuno rimane vittima del microscopico gancio. Anche Gianluca Riccetti mette a punto la sua pescata, facendo lavorare la propria lenza negli strati superficiali d’acqua. In più riesce a mettere in nassa alcuni bei barbi, rigorosamente canini, bellissimi pesci che mettono a dura prova gli esili finali. Avvicinatomi a Gianluca per scambiare qualche battuta, mi dice: “Ora stai a guardare”, si gira e prende la punta con una lenza per la pesca sul fondo, monta 4 pz. di canna e si mette a provare sotto sponda. Tempo che l’esca cala sul fondo ed ecco l’elastico uscire, arrivare a fine corsa, e rompere con una forza che ha dell’incredibile. Continua Gianluca, “vedi, sotto ci sono più pesci che fuori, e anche più grossi”.


Tra Natalino e Gianluca, c’è Matteo figlio di Gianluca, un giovane che mostra grande dimestichezza con la roubasienne e che ingaggia lunghe battaglie con pesci che non si fanno vedere, sicuramente grossi barbi, sintomo che qualcosa è dà rivedere nel settaggio lenza elastico. Dopo aver esaminato la loro pesca, riprendo il mio posto. Rimasto ormai senza pasturazione da troppo tempo, scodello molto mais e provo a pescarci sopra, poggiando circa 20 cm di finale. L’esile veletta da 0.30 gr. scompare, l’elastico da 0.9 mm inizia a lavorare, cercando di smorzare le repentine fughe del pesce. Al termine del lungo duello una carpotta da 1.2 kg viene a guadino, lasciandomi sorpreso del suo peso, visto il filo da torcere che mi da dato, segno di una perfetta ossigenazione delle acque. Alla fine della bellissima giornata di pesca, abbiamo portato in nassa, cavedani, barbi, carpe, carassi, tinche, scardole, avole, e persino una piccola breme. Quasi tutti presi a mezz’acqua, il che mette in risalto la propensione dei pesci, anche quelli di fondo, a salire per reperire cibo.


La domanda di rito la rivolgo a Riccetti Gianluca, chiedendogli la sua pescata.

“Ho impostato la pesca quasi esclusivamente a galla, con un galleggiante da 0,05 gr., che mi ha dato buoni risultati. Poi ho provato un pochino con la “ratto pesca”, con un 4x10 con il finale poggiato dello 0.07 mm. ed amo del n. 27 anche in questo caso la serie K di Milo, oppure la serie 30 di Tubertini. Altri di noi hanno pescato più sul fondo, ma poi si sono dovuti anche loro alzare. La scorsa settimana, a differenza di oggi, sono stati più attivi i pesci di taglia importante, forse invogliati dalla temperatura più fredda”.


Pensi che tante persone in fila abbassino la percentuale di catture?

“Non credo, sono dell’opinione che 40 persone in fila il campo gara le supporti bene, poi c’è chi preferisce pescarci in un massimo di 20, ma non sono d’accordo”.

Io definisco questo spot la piccola Umbertide, sei d’accordo sull’accostamento?

“Decisamente si, naturalmente non è possibile paragonare la loro capienza, la nostra realtà è molto più piccola, ma come tipo di pesca si può avvicinare. In più rispetto ad Umbertide abbiamo più pesce misto, anzi direi quasi tutto il pesce presente nelle acque interne, che ti dà sempre quel mistero in più durante le fasi di recupero del pesce. Poi abbiamo delle splendide carpe e dei bellissimi barbi canini di taglia molto bella, difficili da portare a guadino con finali dell’ordine dello 0.07 mm. ma è comunque sempre un bel combattimento, come quello ingaggiato nel finale”.


Conclusioni

Posto molto comodo, ben tenuto, e dalla pesca affascinante, tutte componenti che ti fanno passare piacevoli ore di pesca. Peccato però per le modesti dimensioni dell’intero campo gara, supporta un massimo di 50 picchetti, che lo toglie dalle competizioni di maggiore rilievo. Ma se il vostro scopo è una pescata a roubasienne molto tecnica, il Liri a Ceprano è il posto giusto.

Il paragone con il più famoso campo gara nazionale sul Tevere può sembrare azzardato, effettivamente il tratto di fiume Liri di cui parliamo in questo report non ha certo il numero di picchetti del fiume umbro. La similitudine, però, appare più evidente se mettiamo a raffronto la tipologia di pesca e l’ambiente in cui scorre questo splendido corso d’acqua.